Editoriale
di Carlo Muratori
Non ho mai disubbidito a niente e a nessuno; e non perché io sia un remissivo, tutt’altro!… ma per il semplice motivo che per me la disobbedienza non esiste; se proprio insisti potrei definirmi, in maniera politicamente corretta, un diversamente ubbidiente. Questo sì che potrei accettarlo. Si narra che io abbia disobbedito ai miei genitori che mi volevano dottore o, in ultima analisi, a buttarlo ai cani, anche avvocato… ma proprio musicista manco morto. E io, di conseguenza, sono stato costretto a fare tutto di nascosto, come un terrorista, un carbonaro, uno scappato di casa; studiare e fare musica andando in giro per saleprove ad orari improponibili; tipo… la mattina, per non farmi scoprire, quando sarei dovuto trovarmi dietro i banchi di una scuola. Riuscendo così nell’impresa di formare il più grande complesso che ancora oggi mi perseguita, quello di colpa. Ma non disubbidivo, stavo dando retta al mio istinto, alla mia anima, a quell’immenso desiderio che dentro di me urlava, con la voce distorta del rock e con le chitarre a tutto volume, che quella era la mia strada, l’unica che avrei dovuto percorrere…
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