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TAULA MATRI. L'OLIO DEGLI IBLEI

"Taula Matri - L'olio degli Iblei.

Luoghi e frontiere dell'extravergine"

di Luigi Lombardo e Pippo Formica

 

Ci sono territori che puoi capirli solo in certe stagioni. E in certe ore. Se arrivi a Buccheri senza fretta, in una calda giornata d’estate, trovi un paesino placido con qualche anziano che chiacchiera nella piazza centrale, tre belle chiese barocche, la pietra lavica sulle case più antiche. Niente che ti dia un vero indizio sull’anima di questi luoghi. Ma se ti svegli presto, prima dell’alba, in una fresca mattina di inizio ottobre e ancora un po’ assonnato arrivi nella piazza principale ti si apre un mondo. Le macchine in doppia fila sono cariche di reti e cassette. I bar servono rapidi il caffè. Senti dialoghi, frammenti, parole: le rese, la mosca, il frantoio. Percepisci, mentre il paese è ancora immerso nel buio, che va in scena un rito collettivo che si ripete da sempre. Senti lo scorrere delle stagioni, annusi nell’aria l’elettricità del tempo della raccolta che sta per cominciare. Benvenuti nel cuore della Tonda Iblea. Ma un’oliva può caratterizzare un territorio? Sì, perché il paese nei secoli è cambiato, ha visto nascere e morire economie locali basate sulla neve, sulla pietra, sulla legna. Lavori inghiottiti dalla modernità. Ma l’ulivo è rimasto. Si è adattato alle necessità di chi lo coltivava. Ha fornito nutrimento ai contadini quando c’era poco ed è diventato un prodotto di pregio, una nicchia gastronomica, adesso che non si soffre più la fame. É rimasto una ricchezza. Se non economica di certo di identità e tradizione. Il lavoro di Luigi Lombardo e Pippo Formica fa proprio questo, mette l’ulivo al centro della civiltà mediterranea, racconta un albero che ha vissuto sull’isola già con i greci, e si è presentato all’appuntamento con il terzo millennio senza perdere la sua veste romantica. Perché oggi nei Monti Iblei si continua a fare olio per tradizioni familiari e di comunità, per il piacere di produrre qualcosa di buono e di sano per la propria famiglia o per i propri clienti. L’agroindustria, invece, ha cercato di spersonalizzare l’olio, di eliminare il collegamento con l’ulivo. Ha scelto di trasformare un cibo caro agli dei in una commodity che non ha importanza da dove arriva. Ha abituato perfino noi italiani a usare olio che costa poco e vale poco. Chi pianta un uliveto super intensivo, che sia in Italia o in Spagna o in Marocco poco importa, lo fa con i grafici in mano: sa quanto investe, quanto guadagnerà e per quanti anni produrrà. Non c’è niente di poetico, non ci sono gli ulivi secolari che hanno visto passare la storia della Sicilia, non c’è la raccolta in quelle limpide mattine di ottobre che in certi uliveti che guardano l’Etna ti fanno vedere il vulcano che fuma all’orizzonte e perfino il mare. Nazim Hikmet, in una delle sue poesie più belle, scritta mentre era in carcere perseguitato dal regime turco, per parlare della vita scelse l’ulivo e la storia di un vecchio che pianta alberi: non per lasciarli ai figli ma per donarli in qualche modo a tutta l’umanità, a chi verrà dopo. É questo l’ulivo, un dono che ci arriva dal passato e una promessa di futuro.

Daniele Miccione

 

Autore: Luigi Lombardo

Editore: Le Fate

Pagine: 288

Formato: A4

Anno: 2024

ISBN-13: 979-12-80646-67-5

TAULA MATRI. L'OLIO DEGLI IBLEI

€40,00Prezzo

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